Servizi Fintech: Italia meglio di Francia e Giappone
Quest’ultime, però, sono ancora strutturalmente e logisticamente veri e propri… elefanti: difficili da muovere. Dall’altro lato invece, consumatori ed imprese hanno sempre più esigenza di flessibilità e snellezza.
A soddisfare l’esigenza appena citata, ad oggi in Italia operano più di 300 aziende Fintech, molte di queste sono startup innovative e nel complesso, fatturano più di 260 milioni di euro (dati Pwc 2018).
Ma che cosa fanno le aziende che operano nel settore Fintech?
Il Fintech o tecnologia finanziaria o tecnofinanza riguarda la digitalizzazione del sistema bancario e finanziario che usa la tecnologia per rendere il sistema stesso più efficiente.
La tecnofinanza, altrimenti detta, fornisce nuovi prodotti e servizi finanziari grazie alle più avanzate tecnologie dell’informazione.
Si parla di fintech e tendenzialmente la mente va ai pagamenti digitali, ma il tasso di crescita dell’utilizzo della moneta virtuale viene dopo l’insurtech e al wealth e asset management, ossia i servizi a supporto della gestione del risparmio e degli investimenti.
Chi si interessa di più al Fintech?
Senza dubbio le PMI, le piccole e medie imprese italiane che non sembrano accontentarsi dei servizi attualmente offerti dalle banche tradizionali.
Le imprese oggi si trovano in una situazione particolare: la legge richiede loro di adottare in misura sempre maggiore servizi e approcci innovativi, ma non garantisce, di contro, un ecosistema burocratico, amministrativo e finanziario che glielo permetta del tutto.
La stessa Banca d’Italia è più che consapevole dell’esigenza di muoversi in avanti e guardare al futuro, ma prima ancora, di risolvere le necessità presenti; ha infatti avviato un canale fintech per aprire un dialogo con tutti gli addetti ai lavori che vogliano proporre nuove soluzioni.
Secondo uno studio recente di Accenture, a livello europeo, si registra uno spostamento dei ricavi in ambito finanziario del 7% verso le nuove aziende fintech.
Non si deve tuttavia pensare che banche e aziende fintech siano sul piede di guerra, sembrano piuttosto inclini a collaborare: dal 2012 sono 400 accordi gli accordi tra le 30 maggiori banche e le fintech. Lo stesso vicedirettore generale di Bper Banca Pierpio Cerfogli afferma: “Le fintech potranno portare quella velocità e quella creatività di soluzioni che le banche, per la loro struttura precedente e per le loro dimensioni, non riescono ad avere”.
Passando alle statistiche in ambito Fintech
1 italiano su 2 nel 2019 ha utilizzato i servizi fintech per pagamenti, prestiti o polizze assicurative: quindi ben il 50%. Non male per il nostro paese, spesso fanalino di coda dell’Europa quando si tratta di innovazione e aggiornamento.
Come sono messi quindi gli altri paesi in ambito Fintech?
Ce lo dice EY che ha svolto un’indagine in merito su un campione di 27.000 intervistati di 27 Paesi nel mondo.
Infine, il livello di adozione del fintech in Italia varia a seconda dei servizi utilizzati:
pagamenti digitali e servizi di invio denaro (money transfer): 42%
prestiti: 29%,
pianificazione finanziaria 20%
In ambito insurtech invece, l’Italia si dimostra preferire i servizi assicurativi digitali con una media superiore del 61% rispetto alla media globale del 48%.
Quale destino per le banche tradizionali?
Secondo Accenture la concorrenza tra aziende fintech e banche potrebbe causare a quest’ultime un abbassamento del 2-3% in termini di profitto e un aumento del 3-5% in caso di integrazione dei servizi fintech nelle banche tradizionali.
Infatti, se le Fintech stanno avendo così tanto successo in tutti i settori, dal finanziario all’assicurativo, è perché hanno lottato per crescere proficuamente: l’abilità innovativa degli imprenditori ha permesso di imporsi come valida alternativa ai servizi tradizionali in tutti questi settori.
Attingendo all’innovazione delle imprese fintech, non solo le banche tradizionali ma anche assicurazioni ed istituti finanziari potrebbero muoversi più velocemente ed efficacemente grazie all’introduzione di nuovi prodotti o servizi ed alla semplificazione dei processi.
Il risultato? Un netto miglioramento dell’esperienza utente/cliente e, dunque, in ultima istanza, un aumento dei profitti.
Autore: Jessica Bertazzo