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Il futuro è delle aziende “Data Driven”

Cosa significa essere Data Driven?
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Letteralmente Data Driven significa “guidato dai dati”, un’espressione efficace per indicare che una realtà prende le proprie decisioni in base ai dati raccolti e non in base a interpretazioni soggettive. Essere un’azienda data driven significa sfruttare la potenza dei dati nel processo decisionale.

Un’azienda data-driven è un’azienda che ha un approccio basato sui dati statistici, orienta la propria strategia sui numeri e prende, in base a questi, decisioni informate.

L’ambito in cui le aziende hanno sperimentato per prima un approccio data driven è probabilmente quello del marketing. Quanti e quali sono i miei clienti esattamente? Come posso veicolarli verso la mia azienda? Se investo 100 in marketing posso aspettarmi un ritorno di 200? Ma essere data driven non significa guardare solo guardare ai dati relativi alla clientela, bensì a tutti i dati che afferiscono ad un determinato segmento operativo nel momento antecedente una scelta. Così ad esempio, si analizzeranno i dati relativi alla supply chain per migliorare il processo produttivo e distributivo  e si andranno a studiare i dati relativi all‘HR per valutarne e ottimizzarne le performance.

Cosa caratterizza una Data Driven Company?

Quando si parla di Data Driven Company molto spesso, si pensa solo alle grandi aziende.  Non è corretto. I colossi del mercato sono certo i primi ad aver adottato questo strumento di business intelligence impiegando strumentazioni all’avanguardia e processi innovativi di raccolta ed elaborazione.  Ma tutte le aziende, anche le più piccole possono implementare nella propria strategia aziendale la raccolta e lo studio dei dati. L’approccio Data Driven fa parte di un concetto più grande: la Business Intelligence, ossia quell’insieme di processi aziendali finalizzati a raccogliere dati ed analizzare informazioni strategiche volte a minimizzare le perdite e aumentare il vantaggio competitivo dell’impresa.

Data Driven non è solo affidarsi alla tecnologia e all’elaborazione di big data, ma è innanzitutto un cambio di mentalità dei soggetti che incarnano il management dell’impresa. Per cambiare mentalità è necessario abbracciare la cultura del dato; cultura del dato è cultura dell’informazione ad un livello specifico ed empirico.

Comprendere e misurare i processi aziendali in essere è il punto di partenza per assumere una mentalità data driven.

Michael Lewis, Moneyball: The Art of Winning an Unfair Game
“People in both fields operate with beliefs and biases. To the extent you can eliminate both and replace them with data, you gain a clear advantage.”

Raccogliere più dati possibili non è però sufficiente per dirsi un’azienda data driven. Bisogna imparare a raccogliere i dati giusti e sfruttarli avendo ben in mente la precisa finalità. 

Quando si intraprende un nuovo processo è importante raccogliere i dati, comprenderli, elaborarli e solo allora, costruire una strategia. 

Su questo punto è certamente utile avere infrastrutture tecnologiche in grado di raccogliere i dati e rielaborarli ma non sempre ci sono le risorse per farlo o comunque non sempre risulta conveniente farlo internamente.

Quanto sono Data Driven le aziende italiane?

Secondo l‘Osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence della School Management del Politecnico di Milano, le aziende che integrano processi di Data Analisys sono sempre di più e variano in base alla dimensione aziendale.

Se infatti le grandi imprese sono più che consapevoli dei vantaggi di essere Data Driven, soltanto il 7% delle PMI nel 2018 ha avviato progetti di Big Data Analytics e 4 aziende su 10 dichiarano di svolgere analisi tradizionali sui dati aziendali.

Circa quattro aziende su dieci (42%), inoltre, si sono mosse in una soltanto delle due direzioni o a causa di una visione limitata del fenomeno o a causa della mancanza di risorse per effettuare investimenti tecnologici. Una PMI su dieci, infine, si dimostra pronta per lanciare delle iniziative di Analytics. Il primo passo per diventare un’azienda data driven, in sostanza, è quello di comprendere l’importanza di raccogliere, monitorare e sfruttare i dati; ossia di abbracciare la cultura del dato.  Il secondo passo può essere quello di affidarsi a professionisti del dato: data analyst, data scientist e data engineer, sono in questo caso le risorse chiave da inserire in organico.

Un’opzione per le PMI per avvicinarsi alla cultura del dato, è quello di provare ad esternalizzare il processo per specifiche strategie o operazioni, rivolgendosi a società di consulenza come CreditVision.

Per l’esecuzione di operazioni aziendali specifiche possiamo raccogliere e analizzare i dati utili a definire la migliore strategia e prendere così decisioni informate.

 

Autore: Jessica Bertazzo